Vi si accedeva con piroghe scavate a fuoco nei tronchi, e forse i funghi polipari servivano di esca. Dai fori delle abitazioni cadevano o si gittavano nell'acqua daghe, spilloni, accette, fibbie, anelli, armille, i manichi lunati di alcune pentole ed altri oggetti che uniscono con una comune manifestazione primitiva dell'arte gli abitanti di Fimòn a quelli delle palafitte del Veronese e del Trentino.(148) Pare che di codesti oggetti di pietra facessero uso quei Liguri, che lasciarono i maggiori ricordi sulle rive del Verbano, del Lario, del Garda e d'altri laghi minori; penetrarono nel Trentino per le valli del Po e dell'Adige, e s'abbassarono poi sull'estremo appennino, quando li prese di fronte l'urto d'altre genti. Non pare che gli Itali del Trentino occidentale passassero l'Adige, mentre l'orientale era abitato dai Veneti, che occuparono tutta la regione nella quale erano entrati per la valle del Brenta e per i passi tra questa e l'Adige. Traccie della loro presenza lasciarono dovunque gli Etruschi, che penetrarono nelle Alpi orientali per legge naturale di espansione o fuggendo le invasioni dei Galli. Nell'oscurità fitta che ancora avvolge queste età primitive un solo fatto appare certo e per noi prezioso: che tutti gli abitatori di queste Alpi orientali hanno avuto da remotissimi tempi una medesima civiltà, come ebbero comuni destini.
Nei tempi storici si affacciano, per mescolarsi alla popolazione esistente a base di Veneti, i Galli Cenomani, che si accomunarono presto a quelli e diventarono alleati di Roma.
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