Altri slavi d'origine bosniaca occupano il centro della contea di Pisino, le campagne dell'Albonese, alcuni luoghi dell'Istria. Tutti insieme, secondo il Combi, sommano nella penisola a 112,000 contro 160,000 italiani.(157)
In tutta la regione può dirsi favella comune delle classi colte il dialetto di Venezia, uniformità determinata dalla lunga influenza civile e politica della Repubblica, che riuscì ad eliminare nella secolare elaborazione quasi dovunque la vena degli elementi ladini, rimasta più viva nel Friuli. I dialetti nelle provincie centrali si accostano perciò al veneziano, ad onta delle varie forme rurali, mentre quelli di Verona e Rovigo costituiscono già una transizione coi dialetti lombardi ed emiliani. Anche su per le valli del Bellunese durano traccie dei dialetti ladini che più spiccatamente si mantengono nel Friulano, dove troviamo intere frasi latine, tu stas in tantis miseriis, e i nomi di Trasaghis (transaquas), Somblago (summo lacu), Maseriis (maceries), con infiniti altri. Gli italiani ignorano quasi tutti la lingua degli spruzzi tedeschi e delle colonie slave, mentre gli abitanti di quelle e molti di queste sono bilingui, anche perchè, mentre la popolazione italiana è una per civiltà, per tradizioni, per sentimenti, le schiatte slave del Friuli e dell'Istria si presentano varie ed estranee, non solo ai popoli limitrofi e d'oltremonte, ma anche tra loro, sì che dai montanari, tra i quali i Russi di Suvarof trovavano interpreti, andiamo sino ai Valacchi collegandosi coi ladini e per essi con gli stessi Friulani.
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