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      Nelle Alpi orientali non vi è, si può dire, un metro quadrato di terra esposta al sole, sia pure sull'orlo di un precipizio, su cui la mano del paziente contadino non lasci una traccia di sudato lavoro. Dove manca la terra vegetale, sui gioghi più ardui, il montanaro la porta, affrontando le più gravi fatiche pur di strappare ad essa pochi e miseri frutti. L'agricoltura è tuttora il nerbo della produzione di questa regione, sebbene gravata di vecchi debiti e di nuove imposte, solo in pochi siti abbia saputo affrontare arditamente il problema del suo razionale e scientifico ordinamento. Ed essendo la terra così aspra, essa procura il necessario sostentamento soltanto a chi la lavora colle proprie braccia, ed esclude il parassitismo dei fittavoli, che troviamo invece numerosi nella pianura, specie nelle valli del Po e dell'Adige, dove abbondano i latifondi. Le condizioni dei coltivatori del suolo sono perciò relativamente buone sui colli, sui monti, e dove prevalgono la piccola proprietà e la mezzadria, mediocri ed anche cattive nella pianura, dove troviamo affittanze e subaffittanze, lavori a cottimo e giornalieri, come i sottani del basso Friuli e i lavoranti a opera d'altre provincie.
      L'agricoltura ha compiuto, già dissi, progressi notevoli, ed alcune provincie, come quella di Padova, sono veramente ubertose, ma la produzione non è abbondante, e specialmente in alcune parti della provincia di Treviso e del basso Friuli si trovano perfino terre abbandonate dai coltivatori che fuggirono la miseria oltre l'Atlantico.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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