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L'estensione e il prodotto dei boschi occupano nelle provincie venete un posto ragguardevole. Secondo una pubblicazione ufficiale del 1894, i terreni soggetti a vincolo forestale nelle provincie del Regno occupavano 447,338 ettari, 55,237 sotto la zona del castagno, che di rado supera i settecento metri. Ma cotesti boschi sono assai diversamente distribuiti, perchè mentre ne è affatto priva la provincia di Rovigo, in quella di Udine e più in quella di Belluno essi superano di gran lunga l'estensione del terreno arabile.(165) Dove si aggiungano altri centomila ettari di boschi non soggetti a vincoli forestali, si comprenderà come coteste provincie si possano dire tra le meno povere d'Italia, ed infatti i loro boschi danno un reddito di 4 a 5 milioni l'anno e assai maggiore sarebbe senza le distruzioni dissennate e selvaggie dell'egoismo, per le quali nel 1892 scomparvero le ultime traccie del bosco del Montello, e si mantenne a fatica il bosco del Cansiglio, un faggeto di oltre 7000 ettari, stimato otto milioni di lire. Del fitto anello di piante, che ancora al tempo dei Romani copriva e riparava la spiaggia, appena restano alcuni avanzi.(166) Anche nel Trentino la metà del suolo (3023 chil. quadr.) è coltivata a boschi, e sono per un quarto di proprietà del Governo, per tre quarti dei Comuni, ma questi non ne ritraggono tutti i vantaggi che potrebbero se fossero economicamente più forti e dotati di una migliore rete stradale.(167) L'opera del rimboschimento, che dà nel Veneto appena qualche segno di sè, si prosegue con maggior energia nel Trentino, ed ha una vera importanza ricostituente sopratutto nell'altipiano del Carso, dove già qualche nuovissima foresta abbellisce quella selvaggia e desolata regione calcare.
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