Da questi boschi, oltre ai prodotti secondarii, si estraggono taglie, cime, tavole, cantinelle, slipperi, squadrati, legname da costruzione e da ardere per le popolazioni. Si utilizzano per lo più a cernita, cioè si scelgono le piante che più conviene tagliare, diradando le altre, si martellano, si vendono a stima od a misura; poi, nella primavera, si tagliano, e tronchi e tavole si trascinano giù per le risine o menadori, o si fluitano nei torrenti, per raccoglierle nei cidoli, formati da chiuse artificiali, dove per lo più si trovano le grandi seghe; ivi si formano le zattere che si conducono alle stazioni ferroviarie o marittime.
Il Veneto e più il Trentino avevano una volta cospicue ricchezze minerarie, se questo potè esser chiamato "la California d'Europa". Giacciono abbandonate miniere di mercurio a Vallalta, di galena argentifera a Vallinferna, di rame a Forni Avoltri, di lignite in varii luoghi. Si ha memoria che a Primiero nel 1464 lavoravano 3000 operai, ed il Duca del Tirolo percepiva ottantamila talleri d'investitura; a Pergine durò sino al principio del secolo XIX il potente sodalizio dei Canopi, e gli statuti minerari di Trento del 1208 sono i più antichi d'Europa. Oggi hanno acquistata qualche importanza le piriti per le fabbriche di concimi chimici, e ne vantaggiarono le miniere di Agordo, esercitate per secoli dal Governo ed ora cedute ad una società. Nel Vicentino si scavano torbe e ligniti; anche nella zona morenica del Friuli, tra San Daniele e Tarcento, si trovano vaste torbiere, nel Veronese terre bolari, nel Trentino ligniti e piriti.
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