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      (169) Tutte queste industrie accennano ad uno sviluppo progressivo, il quale ha naturalmente le sue vittime, come avvenne dei giocattoli, delle ceramiche artistiche e di qualche altra, ma tuttavia continua e si farà certo maggiore, se non sarà dissanguato dalle imposte, od arrestato da disastrose tariffe doganali o da inframettenze burocratiche, favorito, come è, dal genio naturale delle popolazioni, buone, parsimoniose, intelligenti, dai perfezionamenti tecnici, dall'uso sempre crescente delle forze naturali, che si vanno utilizzando su larghissima scala.(170)
      Ad onta delle buone condizioni agricole (171) e dello sviluppo industriale, il Veneto e le finitime regioni danno un contingente all'emigrazione temporanea ed alla periodica che non è uguagliato da alcun'altra regione d'Italia. Sino al 1885 i Veneti ed Trentini andavano nei paesi vicini, per attendere specialmente a lavori murari, minerarii o di terra; dopo quell'anno cominciò una emigrazione permanente verso il Brasile ed altre regioni dell'America, che nel 1888 raggiunse un massimo di 88,042 abitanti, e nel 1891 di 68,417; aggiungendo l'emigrazione temporanea si ha un esodo di 131,834 e 134,864 abitanti, cifre spaventose, quando si pensi che in un anno solo emigrò, per esempio, dalla provincia di Rovigo il 7 per cento della popolazione, e da quella di Udine l'8 per cento! In alcuni comuni l'emigrazione raggiunse anche proporzioni maggiori, per esempio a Gemona, dove in un anno emigrò il quarto degli abitanti; nelle valli alpine, su alcuni terreni poco fecondi della provincia di Treviso si videro campi e abituri completamente abbandonati, e se non fossero sopraggiunti i terribili disinganni del Brasile e d'altri siti, non si sa dove si sarebbe arrestato l'esodo, determinato dalla miseria, ma più da ingorde e disumane speculazioni e dall'ignoranza dei poveri contadini.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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