(174) La fabbricazione degli specchi, dei merletti, dei mosaici, dei mobili, ed altre industrie rinvigoriscono di nuova vita Venezia e le vicine città delle lagune, migliaia di operai sono occupati nella fabbricazione dei vetri smaltati e di quelle conterie multicolori, che si mandano in tutte le parti del mondo e servono di moneta in certe contrade dell'Oriente e nel centro dell'Africa. Sebbene inferiore per popolazione ed attività industriale a quello che essa era un giorno, Venezia serba ancora tutto ciò che la fa tanto amare dagli artisti e dai poeti: il dolce clima, il bel cielo, la vita gioconda, le feste, i monumenti, le ammirabili tele dei suoi grandi maestri.
Il Canal Grande o Canalazzo, che attraversa la città dalla stazione della ferrovia serpeggiando sino alla Riva degli Schiavoni, sviluppa la sua curva tra due file di palazzi meravigliosi. La maggior parte sono del medio evo, con le finestre gotiche coronate di trilobi, coi balconi tralicciati di rosoni e di fiori, in tutto il lusso della fantasia gotica; altri del Rinascimento si innalzano col triplice colonnato sovrapposto alle pietre dell'Istria; parecchie facciate hanno tinte rosee e i loro arabeschi sembrano merletti di Burano; su altri il tempo ha disteso la sua vernice grigia e uniforme. Già presso la stazione, San Simeone Piccolo ricorda il Pantheon di Roma; oltrepassato il ponte di ferro, la chiesa degli Scalzi dispiega le maggiori aberrazioni del barocco, e il fondaco dei Turchi, ristaurato sull'antico stile italo-bizantino con merli arabi, accoglie il Museo civico, dove si radunarono stampe, disegni, memorie patriottiche, bronzi artistici, armi e bandiere della repubblica, avori e intagli in legno, portolani, manoscritti, diplomi, medaglie, ritratti, smalti, mosaici, vetri, porcellane, dipinti.
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