Il fiume glorioso nei sonetti degli abati cicisbei, quando per la sua corrente scendevano i burchielli pieni di musiche e di piaceri, ha ora l'aspetto umile d'un canale dove guazzano le anitre a frotte. Alcune ville sono in rovina coi muri di cinta abbattuti, altre restaurate da zente refada, cioè con pessimo gusto, ma dovunque, nei frutteti, nelle vigne, tra i cavoli argentati, in mezzo ai pascoli, sui cumuli di concime, sotto i pagliai, alla soglia dei tuguri, s'alzano le statue superstiti, bianche, grigie, gialle di licheni, verdastre di muschi, maculate, Iddii, Eroi, Ninfe, Stagioni, con gli archi, con le saette, con le ghirlande, con le cornucopie, con le faci, con tutti gli emblemi della ricchezza, della voluttà, della potenza. Splendida è ancora Stra, la villa che fu dei Pisani, colle sale immense istoriate dal Tiepolo. Alla Mira è venuta via via crescendo una grossa borgata industriale, con la celebre fabbrica di candele steariche, mentre la Malcontenta, decaduta dall'antica importanza, non è più la piazza che era stata copiata dall'antica di San Marco: importanti comuni sono anche Camprugara e Campolongo.
Abbastanza importanti per la popolazione, per l'agricoltura, per le molte ville onde sono adorni, sono i comuni del distretto di Mirano, che sino al 1853 erano uniti alla provincia di Padova. Il capoluogo, sovente preso e ripreso, ebbe molto a soffrire nelle guerre frequenti, e si divide in venti ville; Salzano ha le rovine di un antico castello e qualche industria fiorente; bellissimi avanzi del suo vecchio castello conserva anche Noale, che fu dei Tempesta; nel centro di esso, il campazzo, si tiene un mercato di bovini, e nella loggia pubblica, ristaurata secondo l'antico stile gotico, quello dei cereali, ambedue importanti.
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