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La più antica città del Veneto fondata dal mitico Antenore, re dei Troiani, fratello di Priamo, è Padova. Al tempo di Augusto era la più ricca città dell'Italia settentrionale; fra le sue mura nacquero Tito Livio e Trasea Peto, e le sue donne erano celebrate per le loro virtù anche nelle satire di Marziale. La rabbia dei barbari distrusse tutti i suoi antichi monumenti. Fu poi repubblica guelfa e nel 1318 si diede ai Carraresi che la tennero per quasi un secolo, combattendo cogli Scaligeri, alleati per lo più ai Vicentini, e con Venezia. Sotto il dominio di quest'ultima, se non libertà, Padova ebbe pace, e potè fiorire la sua università, fondata dal vescovo Giordano nel 1222, ampliata poco appresso da Federico II, ed alla quale nel medio evo e durante il Rinascimento convennero studenti da ogni parte d'Europa. E poichè la scienza va dovunque compagna all'arte, ivi trovarono ospitalità e protezione, e lasciarono larghe impronte del genio loro, Giotto e Paolo Uccello, Filippo Lippi, il Donatello, il Mantegna. Alla fine del secolo XVIII vi fiorivano molte industrie, specialmente tessili, e fu costruito il Prato della Valle, ampio spazio di novantamila metri quadrati, dove, intorno ad un'isola centrale, gira un canale sui cui margini sorgono numerose statue di illustri uomini, e tutto intorno una vasta piazza. Al breve dominio francese seguì, cogli Austriaci, l'epoca della maggiore decadenza: si può dire anzi che soltanto gli studenti, colla loro gaia vita immortalata da Arnaldo Fusinato, tennero vivo il sentimento patriotico, che spinse nel 1848 ad accrescere le file dei crociati.
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