Pove è rinomata per le cave di pietra, Valstagna per i commerci, e per le rovine che talora vi fa il Brenta, Oliero per le sue grotte, lavorate dalle copiose e limpide sorgenti, con piccoli laghi e stalattiti ammirate, Campese per la coltura del tabacco e il sepolcro di quel frate Folengo, che andò celebrato per le poesie maccheroniche pubblicate col pseudonimo di Merlin Cocai. Marostica, forse un campo di Mario, sorge ai piedi del monte sul quale salgono le mura e i castelli che la circondano tutta; Nove, ceduta a Marostica dai Vicentini dopo lo sterminio degli Ezzelini, ha una copiosa roggia che dà vita a industrie fiorenti, tra le quali va celebrata in Europa quella delle maioliche, oltre a magli, seghe di legname, mulini; Sandrigo è centro di fiorenti mercati; ed i comuni di Breganze, Molvena, Pianezza, Fara, Mure si mostrano coi lunghi campanili, le bianche chiese, le case pulite in mezzo ad una selva di viti, di mandorli, di ciliegi, che producono vini prelibati e frutta.
Singolare è l'altipiano dei Sette comuni, di cui già conosciamo la conformazione tellurica e gli abitatori. Rotzo domina la valle dell'Astico, ed è il più antico, diviso dagli altri dal profondo burrone della Valdassa, che sarà presto attraversato da un ponte gittato, con romana audacia, ad unire le frazioni del comune di Roana. In questo si trova la kërchle von seileghen Beiblen, la chiesa delle Sante Femminette, uno speco dove la tradizione colloca le Fate che regalavano, a chi le invocava, interminabili matasse di filo; altre Fate tengono parlamento sul monte Stangar, presso Gallio o nei Busi di Foza, mentre i piccoli salvanelli vestiti di rosso ravviano a rovescio i capelli dei fanciulli, aggruppano inestricabilmente le criniere dei cavalli, fanno impazzire i viandanti.
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