Divise poi la sorte colle altre provincie venete, e nel 1848 fu tra quelle che opposero accanita resistenza sì che ultima sventolò sul Veneto la bandiera tricolore dal monte d'Osopo. Il lungo dominio di sovrani proprii, la posizione del paese e l'indole diversa delle confinanti sorelle slave e teutoniche, l'avversione e la gelosia per il Veneto, tutto contribuì a conservare il dialetto friulano, del quale abbiamo notato le singolarità, come sappiamo che vi sono nella provincia comuni slavi e tedeschi, ma ben più numerosi, oltre i "disonesti" confini di essa, sono i comuni italiani.(197)
Udine giace nella vasta pianura friulana, sul canale della Roja derivato dal Torre con una cinta di antiche mura; altri avanzi di mura e di fosse cingono la parte più antica della città. In mezzo a questa s'innalza il castello, ricostruito nel 1513 da Giovanni Fontana, sul colle innalzato, secondo la leggenda, da Attila per assistere all'incendio di Aquileja. Sulla piazza Vittorio Emanuele sorgono la statua della pace regalata da Napoleone in memoria di Campoformio e una statua equestre del Gran Re; due altre colossali statue di marmo, Ercole e Caco, stanno come a guardia della Torre dell'orologio. I palazzi del comune ricostruito dopo l'incendio del 1876, che rispettò parecchi antichi dipinti, l'arcivescovile con affreschi del Tiepolo, e del Bartolini, che contiene il museo e la biblioteca comunale, sono tra i più notevoli; ma non pochi altri di illustri famiglie vanno celebrati per dipinti, per statue, o per gli affreschi, quasi tutti scoloriti delle facciate.
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