Qui si avverte una modificazione notevole, che supera i confini politici, e si modifica con mescolanze provenzali specialmente nella contea di Nizza e nella valle della Vesubia. In alcuni punti le colonie del ligure si avanzano dentro il provenzale, come a Biot, Mons, Escragnoles, mentre, per le valli superiori del Tanaro, della Bormida e della Scrivia, il dialetto piemontese guadagna qualche terreno anche sulle falde meridionali dell'Apennino.
Il Ligure, già si è detto, non può vivere nel breve spazio in cui si è ridotto nei moderni tempi, ed emigra con maggior fortuna, se non con maggior frequenza, degli altri italiani. Nel 1898 emigrarono 3292 abitanti e 3473 nel 1895, quasi tutti per un tempo indefinito, il che dà una proporzione di 330 a 350 emigranti su centomila abitanti, inferiore e non di poco alla media del regno. Vanno quasi tutti nell'America del Sud, a raggiungere i parenti o gli amici che vi si sono già stabiliti, spesso a sostituirli nei negozi, negli affari, nelle speculazioni già avviate, e che assicurano loro ormai una grande influenza economica in tutto il bacino della Plata. In nessuna altra regione d'Italia sono più numerosi gli "americani", cioè quelli che sono ritornati al luogo natìo con una fortuna più o meno grande, ma tale che permette loro di vivere una tranquilla vecchiaia.(226)
Le condizioni del suolo della Liguria, quasi in ogni parte simili, sviluppano meglio le piante legnose, piuttostochè le erbacee. Formano una vera eccezione gli orti industriosamente lavorati nelle spianate intorno alle città; fuor di questi, sono coltivati dovunque con gran cura gli ulivi, le palme, il carrubo, mentre la vite adorna festosamente dei suoi tralci le colline amenissime.
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