Plinio il vecchio narra, che nel 663 di Roma un portentoso avvenimento gettò il terrore nella campagna di Modena. Tra lo scuotersi e il rimbalzare dei monti, si videro in pieno giorno fiamme e fumo levarsi al cielo; le ville dei dintorni si diroccarono, e molti animali rimasero schiacciati. A una di queste eruzioni accompagnata da terremoti è attribuita la rovina di Sassuolo nel 1501. Nel 1592 la salsa, dopo una serie di terremoti, arse per più giorni, eruttando ceneri, terra e sassi; una volta balestrò lontano un masso di due o tre quintali ed altre eruzioni giunsero a scuotere fino città delle Romagne. Il 4 giugno 1835, dopo scosse violenti, precedute da un forte odore di bitume e di zolfo, si levò con veemenza una colonna di denso fumo sino a 50 metri, e vomitò per un milione e mezzo di metri cubi di fango sulle campagne circostanti, terre bituminose e salate, una maledizione che troveremo anche in altre parti d'Italia. Nel 1881 un'altra salsa a Querzola vomitò da tre crateri un torrente di fango lungo 400 metri; l'eruzione, come suole, era stata preceduta da rombi di terremoto.(265) A Salsomaggiore si utilizzano da antichissimi tempi le sorgenti salate, tra le quali sprizzano bitumi e gas infiammabili, che servono a tutti gli usi di quell'importante stabilimento balneare. Nei dintorni di Montegibbio, a Miano, nella piccola valle del Rio Campanaro ed altrove vi sono anche pozzi di petrolio, che peraltro non acquistarono mai una vera importanza industriale.(266)
Tutto questo Appennino, per la sua costituzione geologica, per il dissennato diboscamento, per le forze interne e gli agenti esterni che lo dissolvono, va soggetto a franamenti, che furono talvolta cagione di grandi ruine.
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