(267) Non meno vasti franamenti sono avvenuti a Pioppe di Salvaro e in tutto il bacino del Reno, uno dei più devastati dell'Appennino.(268)
I laghi emiliani, se non sono pochi, hanno pochissima importanza. Ricco di specchi d'acqua è il gruppo del Cusna, specie l'Alpe di Succiso; tra le quote di 1800 e 1500, di rado al disotto, si incontra una plejade di piccoli laghetti alpestri, dalle acque chiare e verdastre. Alcuni abbondano di trote e sono circondati di faggeti, ma la più parte è attorniata da un paesaggio poco attraente. I nomi dei principali sono molto espressivi: lago Nero, lago Lungo; il più grande è il lago Santo parmense, che copre un'area di 72,500 metri quadrati. Circa 40 sono permanenti, altri si formano dopo abbondanti pioggie. Hanno tutti origine glaciale, e si raccolsero in seguito ad ostruzioni, per mezzo di barriere moreniche, sull'arenaria dell'eocene medio, la quale costituisce le parti più elevate della catena. Uno soltanto, quello di Sassalbo, giace sul versante tirreno, ma assai vicino allo spartiacque. Anche il Fischer opina che una volta erano moltissimi, e poi sono spariti.(269) Il più alto di questi laghi è il lago Piatto (1800 m.), nel bacino dello Scoltenna, i più bassi sono quelli dell'Olmo e di Monte Binaghi nel bacino del Taro (771 m.), e il lago Verde in Val di Magra (1055); il più vasto, dopo il lago Santo parmense, è il lago Santo modenese. Pochissime notizie si hanno della loro profondità, e in generale sono più importanti per lo scienziato che pel curioso, restando a comprovare che questa parte dell'Appennino ha traversato un periodo glaciale, con deposito di morene, striamento di ciottoli, ed altri fenomeni.
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