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      Nel suo tratto pianeggiante superiormente alla via Emilia ha seguìto la legge generale di cotesti fiumi appenninici, abbandonando a destra il vecchio alveo; ma altri suoi mutamenti sarebbero assai istruttivi. Le piene del bacino superiore sono rapide e disastrose, e segnano un costante aumento: sino al 1852 non avevano mai superato al segno di guardia i 2 metri, mentre in quell'anno toccarono i 2,27 e nelle successive piene superarono anche questa quota. I rigurgiti del Po sono anche più pericolosi, specie dopo che il Panaro vi venne definitivamente immesso dal cardinale Capponi col canale della Stellata, che è un tratto dell'antico alveo del Po di Ferrara. Il Tiepido, affluente del Panaro a Fossalta, e il Guerra che vi entra a nord di San Vito sono i più importanti del suo corso inferiore.
      Di tutti questi fiumi dell'Appennino, il Reno è il più errante e pericoloso. Lo strato di detriti che esso ha trasportato nella pianura non misura meno di 30 chilometri dall'ovest all'est e quando infrange le sue dighe in qualche punto debole si riversa tanto a destra che a sinistra di quella specie di scarpa che egli stesso si è costruita colle sue proprie alluvioni. Si capisce quali debbano essere i capricci imprevedibili di un torrente, la cui portata varia a seconda delle stagioni da uno a circa 1400 metri cubi d'acqua al secondo e che in certi punti scorre a più di 9 metri sopra le campagne rivierasche. Nel corso di questo secolo il danno si è anche accresciuto in seguito allo spostamento, quasi completo, delle pendenze del bacino torrenziale.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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