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      Sorgono ai piedi della varia e pittoresca catena di montagne che da mezzodì a ponente fiancheggia le provincie di Parma e Modena, circondati da colli amenissimi ricchi di frutteti, di vigneti, di olivi, e qua e là sparsi di rovine di castelli feudali. Le sorgenti saline erano note da antichissimi tempi, ed anzi si ha memoria che per effetto di frane e terremoti andarono perdute dal 589 al 798; le acque madri jodate estraevansi una volta a gran fatica coi cavalli, poi con una ruota mossa da forzati. Nel 1867 il marchese Della Rosa vi scavò il primo pozzo artesiano, da cui uscì in gran copia idrogeno carbonato, e l'esperienza fatta dal dottor Valentini nel 1841 e gli esempi della vicina Tabiano condussero ad usare le acque madri delle saline a scopo curativo. Tabiano, a pochi chilometri, sorge infatti sopra una ridente collina, con un castello che fu già uno dei più forti dell'età di mezzo. Le acque si usavano, pare, da gran tempo per certe malattie del bestiame, ma nel nostro secolo vennero indicate per tutte le malattie della pelle. A tre chilometri da Sassuolo, in quel di Modena, sgorga un'acqua iodurata, la Salvarola, usata certo dai Romani, se in fondo ai pozzi si trovano oggetti del tempo di Antonino Pio. Ai dì nostri vi fu eretto un capace stabilimento balneario e il luogo è attraente per gli ameni dintorni, per lo spettacolo del vicino castello di Montegibbio, per i fenomeni delle salse e dei pozzi di petrolio che poco lungi si manifestano. Anche a Castell'Arquato si utilizzavano alcune polle d'acqua minerale, cariche come poche altre di zolfo.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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