Quasi tutte le città hanno poche fogne, ideate senza un piano prestabilito, rivelate in troppi luoghi soltanto dal puzzo ributtante che ne emana; ancora nel 1885 ben 122 comuni dell'Emilia, cioè il maggior numero, erano privi di qualsiasi fognatura ed appena 21 avevano fogne per tutte le necessità in più che metà delle vie. I lavatoi pubblici, dove esistono, lasciano molto a desiderare: in generale si lava in famiglia, e le acque luride vanno dove loro piace. Il consumo del sapone, appena abbiamo oltrepassato il Po, incomincia ad essere più scarso che nella sua grande vallata alpina, e in troppe città si trovano nei sobborghi e negli stessi centri abitati, fabbriche di candele, tintorie, concerie di pelli, perfino maceri da canapa, e quasi dovunque i macelli, dicono, per una miglior sorveglianza, che viceversa facilmente si elude. Le strade di molte città sono selciate con ciottoli a cunetta centrale scoperta per lo scolo delle acque, e la loro pulizia lascia molto a desiderare. Le latrine pubbliche sono scarse, lusso signorile i cessi inodori, i bagni pressochè sconosciuti, gli immondezzai per lo più scoperti, presso le case, sulla strada pubblica, infettando le acque.
Le abitazioni rurali in generale sono ampie e ben costruite, salvo nella regione appenninica, ed anzi, specie in Romagna, potrebbero servire di modello ad altre parti d'Italia, tutte in pietre o mattoni cementati, con calce, coperte per lo più di tegole, rare volte di ardesia. Le poche grotte abitabili rimaste dai tempi preistorici servono per cantina, e le case di fango e di legno con tetto di paglia, dove ancora esistono, sono semplici accessori delle case rustiche.
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