Nessuna regione dell'Italia superiore conservò, come l'Emilia, traccie della dominazione romana. Si direbbe che per la gran via aperta dal console Emilio Lepido, che dall'arco trionfale di Augusto in Rimini attraversa tutta la regione sino a Piacenza, le altre dominazioni siano soltanto passate, con poche e brevi soste, sulle terre disadatte a servire loro di ricovero; vi passarono le orde barbariche, gli eserciti invasori che miravano a Roma, o tornavano carichi delle sue spoglie opime. Così l'Emilia conservò di Roma la tradizione, l'impronta, il carattere ed in parte perfino il nome. Intorno a Modena, a Bologna, nelle valli ferraresi, erano sorte da secoli le città ed i villaggi sulle palafitte, e dei villaggi delle vetuste età della pietra e dell'osso lavorato ci parlano ancora le terremare, che si trovano qua e là sparse, specie sulle estreme colline dell'Appennino. La scienza non ha potuto sino ad ora dirci con sicurezza se quei primi progenitori fossero Liguri, od altre genti venute dall'oriente asiatico per penetrare la fitta selva paludosa che era allora l'Europa centrale. Certo dei Liguri parlano i primi monumenti di carattere storico, come essi lasciarono nell'etnografia emiliana le prime traccie; le successive conquiste li confinarono nella montagna appenninica, dalla quale opposero così fiera resistenza ai consoli Flaminio ed Emilio Lepido, quando da due opposte parti, per le valli del Serchio e della Magra, cercarono di penetrare nella regione. Liguri erano certamente gli Apuani, che tenevano tutta l'alta valle del Serchio, come i Friniates, che lasciarono il nome loro ad una bella e importante plaga dell'Appennino modenese, dove più che altrove molti nomi e molte voci rimaste vive nel moderno dialetto attestano l'antica presenza della stirpe.
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