I terreni irrigui sono pochi in provincia di Piacenza, per lo più prati, e non molti più nelle provincie di Parma e Modena, dove è del pari impossibile irrigare le terre arate. Nel Bolognese sono più estese le risaie e quindi meglio regolata e più abbondante l'irrigazione, mentre nella bassa pianura e più nel Ferrarese non solo le irrigazioni sono quasi dovunque superflue, ma occorrono drenaggi e bonifiche. La Romagna, che potrebbe avere fecondi serbatoi montani, appena conosce le irrigazioni. Sono state compiute invece, come in nessun'altra regione d'Italia, vaste bonifiche, specie servendosi delle piene dei fiumi o costruendo grandi canali artificiali.(286)
La pianura, scrive il Viezzoli, intersecata in tutti i versi da canali, da cavi, da roggie d'acque correnti, è data ai foraggi, al mais, al frumento e per la rotazione alle leguminose, e più specialmente nella Romagna e nel Ferrarese alla canapa; contornata da boscaglie rivierasche lungo il Po, è abbellita da filari vitati, da gelsi, da pioppi, da salici, da olivi e da frassini, da alberi da frutta. Nella collina si alternano campi di grano e di mais, d'avena, di segale, d'orzo e di legumi, coi pascoli, colle vigne, tanto rigogliose nelle sabbie plioceniche, sino a 800 metri, coi frutteti, colle macchie e i cespugli; pure nella montagna trovano luogo certe colture di territori meno elevati, vi allignano il melo, il pero, il pruno, il susino, il castagno, il quale dà la rendita più costante e sicura, sono più frequenti le macchie, i boschi di castagni, d'abeti e di faggi, i prati stabili e più dappresso alle creste d'Appennino quelle vaste distese lussureggianti d'erbe e di fiori, in grazia delle quali anche in questi monti ricorre sovente il nome di Alpe.
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