Modena ha fonderie di campane, Bologna l'acqua di felsina e le terre cotte, oltre alle officine metallurgiche e meccaniche, ed in varii luoghi si trovano fabbriche di cremor di tartaro, concimi artificiali, amido, inchiostro, fiammiferi, saponi, candele, vernici, polveri piriche. In 13 opifici, a Rimini, Cesena, Faenza, Ravenna, si esercita la macinazione dello zolfo.
Numerose sono le fabbriche di cordami con l'ottimo canape, pochi e modesti i lanifici. L'industria della seta, un tempo così florida, ha ora poca importanza, ed ancora meno diffuse sono la torcitura e la tessitura. L'industria del cotone non ha alcuna estensione, e la materia prima serve piuttosto a minori fabbriche di merletti, pizzi, maglierie, e ad altre industrie casalinghe, che risalgono a tempi remoti e servono generalmente ai bisogni locali; nella sola Faenza si contavano nel 1888 oltre duemila telai casalinghi ed altrettanti nel territorio, e davano lavoro ad oltre 5000 donne, ma ora sono molto scemati, perchè questa industria non può sostenere la concorrenza dei prodotti meccanici. Qualche maggior importanza hanno le cartiere, le concerie di pelli, le fabbriche di cappelli di feltro, di berretti, di scatole, di calzature, la manifattura dei tabacchi di Bologna, le fabbriche di mobili di Faenza, quelle di oggetti in paglia di Modena ed altre minori.(294)
A poche altre seconda è la regione emiliana per le sue strade, contandone 38 chilometri lineari per ogni cento chilometri quadrati. Aveva già costruito alla fine del secolo decimonono più di ottomila chilometri della sua rete che ne misurerà completa intorno a dodicimila.
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