Le città sorsero naturalmente lunghesso la via Emilia, sulle rive dei torrenti, o a poca distanza, dove s'aprono le valli, veicoli di produzione e di scambi, allo sbocco dei valichi dell'Appennino. Dopo Piacenza, presso la quale era facile costruire un ponte anche sul Po, nessuna città è sorta più su questo fiume, mentre non poche delle minori crebbero in collina e sui monti, per esser sicure dalla malaria e insieme in altri tempi dalle invasioni e dagli assalti dei nemici, dagli scoscendimenti del terreno, presso a sorgenti copiose od a giacimenti minerari. Le città emiliane hanno aspetto poco diverso da quelle d'altre regioni d'Italia, salvo la maggior prevalenza del laterizio, che dà loro spesso una cotale impronta di severa malinconia. Qualcheduna pare deserta, perchè decaduta dall'antica grandezza, come Ferrara e Ravenna; altre appaiono gaie di vita anche pei colori usati nelle case come Parma e Reggio, e quelle che furono sedi di corti fastose ne serbano numerose traccie.
Il piano somiglia un mare superbo di fremiti, d'ondeVille città castelli emergono come isole.
N. 78. -- BOLOGNA E DINTORNI.
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Il centro della regione è occupato da una grande città, che meritò di essere chiamata ad un tempo la dotta e la grassa, la turrita e la forte. Bologna è infatti uno dei punti strategici più importanti d'Italia. Fondata col nome di Felsina, forse dagli Etruschi, siede in una feracissima pianura, alle falde di colline amenissime, dalle quali scendono la Savena e l'Aposa, mentre il Reno le lambe fremendo.
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