Fu già grande e popoloso centro di vita italica quando l'eterna Roma ancora non era; nella sua vita medioevale ha pagine di storia degne di una grande nazione, ricordate in monumenti stupendi, in tradizioni gloriose e specialmente nella sua Università, che in ogni tempo tenne alto il culto della libertà e della scienza. Tutti coloro che bene appresero a conoscere Bologna, la ammirarono, da Dante a Dickens, da Goethe a Carducci, da Stendhal a Bourget. La città ha belle e spaziose strade, specie dopo il suo rinnovamento edilizio e l'ampliamento della cinta daziaria; le piazze del Nettuno e di Vittorio Emanuele narrano le glorie del libero Comune del secolo XIII e della fastosa Legazione Pontificia dei secoli XVI e XVII. Le piazze che ebbero in moderni tempi i nomi di Galvani, Cavour, Galileo, Malpighi si ammirano del pari per i monumenti e per i palazzi che le circondano; il giardino Margherita e quello della Montagnola sono ritrovi frequentati ed ameni. Ma a chi arriva a Bologna dalle aperte città della Lombardia o della Toscana fanno impressione sopratutto i portici che si aprono lunghesso molte sue strade, per cui, scrive Carlo Dickens, senti spirare dappertutto come un'aria triste e ti domina un'impressione diversa da quella di tutte le altre città.
BOLOGNA. -- TORRI GARISENDA E DEGLI ASINELLI.
Da una fotografia dello stabilimento Alinari di Firenze.
[vedi figura 545.png]
Il nome di Felsina si cambiò in quello di Bonomia, forse per opera di una tribù di Galli, e con questi parteggiò per Annibale, acquistando una grande importanza come colonia romana, quando servì poscia di residenza a qualche imperatore.
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