Crebbe di prosperità sotto Augusto, che la denominò Colonia Julia Augusta Parma, ed acquistò grande importanza specialmente per l'industria della lana, che conservò in tutto il medio evo.
Tondet et innumeros Gallica Parma gregescanta Marziale, chiamandola seconda solo alle Puglie.(322) Fu distrutta da Attila, fortificata da Teodorico, e salì in tanto fiore sotto i Bizantini che era chiamata città d'oro. Di nuovo distrutta dai Longobardi, la ristaurò Carlomagno e nell'834 Cunegonda vi fondò un celebre monastero. Resistè vittoriosamente a Federico II e nel 1303 se ne impadronì Giberto da Correggio. Fu poi dei Rossi e dei Sanvitali, di papi e di imperatori, e nel 1346 dei Visconti, restando sino al 1512 unita al ducato di Milano. Cadde in mano dei papi, che mandarono tra altri a governarla Francesco Guicciardini, ed edificarono la Madonna della Stellata, San Giovanni ed altre chiese, dove dipingevano il Correggio e il Parmigiano. Paolo III donò Parma al famoso suo figliuolo Pier Luigi Farnese, al quale succedette poco appresso quell'Alessandro che governò le Fiandre, e col nome di grande ebbe un monumento sulla piazza maggiore. A lui succedettero principi obesi, imbecilli, crudeli, sino a che il ducato cadde in mano ad un infante di Spagna che portò a Napoli quasi tutti i tesori artistici della città. Nelle guerre di successione fu data sotto le sue mura la tremenda battaglia tra franco-italiani ed austriaci, e la tennero poi i Borboni, i quali ebbero a ministro per molti anni quel Du Tillot che ne fece l'Atene d'Italia.
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