I Bagni di Montecatini vedono crescere d'anno in anno la loro meritata fortuna, e vi si iniziarono ora lavori di abbellimento che ne faranno una delle terme più amene di Europa. Un secolo fa la plaga era una maremma, quando Pietro Leopoldo, aiutato da Giovanni Targioni e Guido Grandi, prosciugò la palude, vi costruì il Bagno dei cavalli (Regio), il Bagno caldo dei merli (Terme Leopoldine), e l'edificio del Tettuccio. I frati camaldolesi continuarono l'opera che il Demanio e gli impresari moderni compirono e più abbelliranno. Le immense sorgenti occupano più di un chilometro quadrato, che Bicchieri chiamò campo minerale, ed è di una relativa sterilità; otto sono di proprietà dello Stato, più che altrettante di privati cittadini, e tutte servono per bagno o per bevanda. Le terme sono tra le più frequentate, specie da uomini politici, che vi curano i visceri e gli altri organi che la vita loro più colpisce. A poca distanza è Monsummano, colla celebre grotta scoperta da arditi cavatori di pietre l'anno stesso in cui si spegneva Giuseppe Giusti (1849). La, grotta, a cinque o sei metri sotto il suolo, ha le pareti incrostate di materia sedimentosa con blocchi di stalattite a forma di coni. A misura che si va innanzi, il calore e l'umidità dell'aria aumentano, e si riesce ad un limpido laghetto dove l'acqua ha circa 32 gradi. Tutta la grotta, lunga 260 metri, larga da 1 a 15, è piena di vapori prodotti dalla evaporazione delle acque dei laghi; un braccio dove le stalattiti sono più belle e meno intenso è il calore, vien detto paradiso; poi si trova il purgatorio, infine l'inferno, un'ampia sala con sedili, dove i malati se ne stanno a conversare, avvolgendo le nudità in un ampio accappatoio bianco che dà loro l'aspetto dei dannati d'una bolgia dantesca.
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