Le comunicazioni attraverso le barriere delle Alpi erano ancora difficili e temute e quindi le relazioni tra popolo e popolo dovevano per la massima parte stabilirsi per mare, fra il litorale della Toscana e le spiaggie di Francia e di Spagna. Inoltre gli Appennini, che offrivano agli abitanti il vantaggio di proteggerli al nord contro il rigore del clima e le invasioni barbariche, si estendevano intorno ad essi in largo circuito così da offrire loro vaste e fertili vallate aperte verso il Tirreno. La Toscana pertanto era una regione assai favorita e i suoi abitanti seppero colla loro intelligenza approfittare assai bene di tutti i privilegi della loro posizione geografica. Il lavoro era la gran legge dei Fiorentini: tutti senza eccezione dovevano avere una posizione. Mentre Pisa disputava a Genova ed a Venezia la supremazia sul mare, Firenze era più d'ogni altra città il centro delle grandi speculazioni commerciali, città ricca per eccellenza, che col commercio del danaro estendeva la sua rete d'affari su tutte le contrade d'Europa.
La Toscana non fu soltanto un paese di traffici e d'industrie; essa ebbe un periodo di prosperità fiorente anche come centro intellettuale. La repubblica di Firenze fu a sua volta ciò che duemila anni prima era stata quella d'Atene; per la seconda volta sorse in essa uno di quei grandi centri luminosi, i cui raggi ancora ci illuminano. Fu un vero rinnovamento dell'umanità. La libertà, l'iniziativa, e con esse le scienze, le arti, le lettere, tutto ciò che v'ha di buono e di nobile nel mondo, si sviluppò colà con uno slancio così vivace quale le generazioni umane da gran tempo avevano perduto.
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