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      La minor densità della seconda zona, di fronte non solo alla prima, ma alla terza, si spiega col fatto che essa comprende le pendici, talvolta troppo ripide, delle colline e dei monti, che la popolazione preferisce d'altronde di sfruttare rimanendo nella pianura. La terza e la quarta zona, sebbene si prestino assai bene al viver civile, subiscono a paragone della prima una qualche diminuzione, e maggiore sarebbe ove non fosse l'indole assai conservatrice degli abitatori dei monti. Certo queste zone hanno fra loro differenze meno grandi che in altre regioni, il che, più che alle condizioni naturali, è dovuto forse all'energico lavoro umano. Le occupazioni che hanno maggiore influenza sulla formazione del carattere sono quelle imposte dalle condizioni naturali, e non è esagerato il dire che il presente ambiente fisico toscano è in gran parte un prodotto artificiale. La grande azione modificatrice dell'uomo esercitata in questo ambiente fisico procurò a sua volta un compenso all'uomo stesso, rendendogli meno grave e penosa la lotta per l'esistenza.(367)
      Nella forma del parlare toscano si conserva più fedele il tipo del gentile idioma latino. Non ha sofferto mai alcuna di quelle alterazioni già segnalate, che intaccarono la base latina negli altri tipi dialettali italiani, e si mantenne sobrio, resistente, relativamente puro attraverso tutte le alterazioni comuni a tutti i tipi della famiglia neolatina. Laonde G. Ascoli giustamente afferma, che "per quanto è della nobiltà storica, la lingua italiana, non solo primeggia fra tutte le neolatine, ma costituisce quasi un grado intermedio fra il tipo antico o latino e il moderno o romanzo".(368) Il dialetto toscano si distingue nel fiorentino, che più si accosta al tipo pisano-livornese, nel lucchese, nell'aretino, il meno conforme al comune tipo con la sua caratteristica inflessione gallica dell'a in e, ed il senese, il più dolce e puro: ben pochi elementi antilatini si trovano in questi dialetti, fuori dei gallici, che ne penetrarono in vari punti il dominio, reputandosi piuttosto particolari alterazioni fonetiche del parlare plebeo l'aspirazione del c in h, che nel parlare pisano quasi scompare, per cui vi dicono ane e asa per cane e casa.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume V - Parte seconda - L'Italia
di Elisée Reclus
Società Editrice Libraria Milano
1902 pagine 794

   





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