Più si distaccano dagli altri dialetti il garfagnino, che si accosta all'emiliano ed ha qualche sprazzo di lombardo, e l'elbano. Il toscano eletto, che è quanto dire "l'italiano vivo e proprio, non è la risultanza del latino volgare, che si combini e collutti con altre favelle, ma è la schietta e limpida continuazione del solo latino volgare".(369)
In Toscana il latino si innesta su di un tronco etnico linguistico più affine, e non turbato da quei fenomeni che attraversarono il suolo romano, specie dal mezzodì, potè seguire i moti del proprio genio. La purezza della forma, immune dalle alterazioni che spiccano più o meno in tutte le famiglie dialettali italiane, l'incolumità dello spirito latino, nel quale ogni singolo idioma italico si rispecchiava come in un medio termine ideale, furono i potenti fattori dell'assunzione dell'idioma toscano a comune linguaggio della letteratura d'Italia. In questo centro della penisola, coll'aiuto irresistibile del genio, della coltura e dell'arte, che fiorì, più che altro, per la felice temperie degli elementi antropologici, il genio d'Italia trovò l'organo, l'espressione più armoniosa della sua nuova vita civile. Un'altra città lontana dal centro, come Genova, Venezia, Milano, Napoli, Taranto, Palermo, non avrebbe potuto fare del proprio idioma la lingua colta di tutti gli Italiani; ma a prima vista muove le meraviglie che Roma, l'antica città regina, quella donde la lingua latina venne ad imporsi al mondo, non abbia soverchiato Firenze nella creazione della lingua italiana letteraria.
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