Il gelso fu recato in Toscana da Pesciatini e Lucchesi, verso la fine del secolo XII; si piantò allora non solo nei poderi, ma per le pubbliche vie, a mo' di viali. L'arte della seta era una delle industrie più fiorenti di Firenze repubblicana; ebbe un colpo fatale durante il blocco continentale e non si risollevò più all'importanza cui crebbe invece nell'Alta Italia. Sparsi nei poderi o misti nei filari agli olivi e alle viti si incontrano dovunque alberi da frutta. Le ciliege pistoiesi, le pesche del piano settentrionale di Pisa, l'uva di San Colombano, la salamanna, la galletta, l'uva regina ed altre qualità danno luogo ad un qualche commercio, ma in generale non può dirsi che la frutticoltura abbia in Toscana l'importanza cui assurse in alcuni paesi transalpini. La coltivazione degli agrumi è molto limitata e lo è del pari quella del lino e della canapa, che si consumano quasi eslusivamente dai coloni, nei domestici telai dei secoli andati.
Grande importanza ha la coltura del frumento, che si trova dovunque, dalle più scoscese balze dell'Appennino alle pingui terre maremmane, essendo dappertutto usato nell'alimentazione, mentre il granturco occupa appena un terzo della superficie coltivata a frumento.(374) Un po' dappertutto si coltivano anche legumi e patate, e danno ottimi e copiosi prodotti, specie nelle alte valli, mentre è quasi trascurabile la coltura del riso, cui neppur si presta la conformazione del suolo.(375) Il tabacco si coltiva con successo nei piani alluvionali della Val di Chiana e della Val Tiberina.
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