Firenze ha dintorni amenissimi a cominciare da quel viale dei colli, che si dilunga per quasi sei chilometri, fra la strada senese e l'Arno, tra platani, olmi, noci, pioppi, per metter capo al piazzale Michelangelo dove, intorno al David del Buonarotti si ammira l'anfiteatro dei monti, alto e chiuso ad oriente, aperto verso occidente a perdita di vista, coi colli picchettati di ville innumerevoli, di casali, di bianche macchie di paesi, di righe indecise di città lontane. Sulle colline l'occhio riposa su Bellosguardo pensando che prima di Foscolo vi meditò Galileo e scorre dalle antiche fortezze del Belvedere e dalle alture d'Arcetri, tutte ville e giardini, a quella torre del Gallo, donde quel grande scrutava i cieli. Ecco la villa Salviati, dove Veronica Cybo presentò al marito la testa recisa dell'amante di lui, la villa di Pratolino eretta per Bianca Capello, il vecchio convento di San Donato che i Demidoff, ma per poco, mutarono in un reale soggiorno, la villa del Michelozzo, dove conversavano Angelo Poliziano, Pico della Mirandola, Marsilio Ficino. Altre ville celebri circondano Firenze, la Petraja, dominata dalla Topaja, e sotto essa la villa di Castello coi leggiadri giardini, e quella di Poggio a Cajano dal Sangallo creata pel Magnifico; la villa che fu di Cosimo il Vecchio, l'altra che apparteneva a Bartolomeo Scala, e quella dei Gaddi, dinastia di artisti; poi, da una parte la Badia, tranquillo asilo di studi, Majano, il castello di Vinciguerra seminascosto nel verde, e la rocca feudale di Castel di Poggio.
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