Dovadola, Portico con San Benedetto, Sorbano, Verghereto, Premilcuore e Tredosio sono importanti centri rurali, quasi tutti antichi feudi dei Guidi, poi dominii della Repubblica fiorentina.
      Tra l'alta valle dell'Arno, il Tevere e la Chiana si estende la provincia di Arezzo. Il capoluogo è antica città Etrusca e centro d'una delle più prospere repubbliche del medio evo. Arezzo vanta, come Firenze, di respirare un'aria così sottile "che assottiglia lo stesso ingegno"(394) e la plejade dei suoi uomini illustri, a cominciare da Cajo Cilnio Mecenate, è una delle più lunghe di cui possa gloriarsi una città italiana. "Parlano in Arezzo anche i sassi", dicevano gli archeologi, e Michelangelo Buonarotti soleva attribuire alla "sottil aria di questa patria sua" tutto ciò che aveva di buono nell'ingegno. Ivi nacquero ancora Guido Monaco, Giusto d'Arezzo, Uguccione della Faggiuola, Francesco Petrarca, Pietro Aretino, Giorgio Vasari, Andrea Cesalpino, Francesco Redi, Vittorio Fossombroni, Antonio Guadagnoli, e cento e cento altri, a molti dei quali la città innalzò monumenti, lapidi, ricordi. Sorge Arezzo a 280 metri, tra feraci e ridenti alture "signoreggiante come per legge di natura le vicine contrade". La prima cinta delle sue mura fu celebrata da Vitruvio e da Plinio, e dura tuttodì quella più ampia che le diede Cosimo I, quando si trovarono negli scavi i celebri bronzi della Pallade e della Chimera. La città si spiega come un ventaglio piantato sulla stazione ferroviaria, ed ha piazze fra le più belle d'Italia, vie ampie e frequenti di palazzi monumentali, e chiese insigni come la cattedrale, Santa Maria della Pieve, la Santissima Annunziata ed altre molte, a non parlare dei musei, delle chiese, delle private collezioni, delle antichità che ne fanno una tra le città più care agli artisti, più frequentata dagli stranieri.