Su in alto, dal monte Capanna, si domina l'isola che ha 110 chilometri di circuito, perchè il mare, come fosse vago di prolungare il suo contatto, la accarezza lungamente con seni e golfi. Ad una ad una si additano le isole che le fanno corona, le nude roccie della Gorgona, Capraia col suo vulcano estinto, Pianosa, dove Augusto relegò il figliuolo di Livia, e pare una chiatta sul mare, modello che è di colonia penale; il Giglio colle sue colline, Montecristo, Palmaiola col bianco faro e le paludi nane, Cerboli, l'antico parc aux cerfs dei mitrati di Pisa, l'isolotto dei Topi ed altri scogli minori. A Campo ed a Sant'Ilario dimorano forse i più fieri abitanti dell'isola, austeri, di poche parole, piuttosto diffidenti, tengono del Corso, come a Portoferraio traspare il lungo dominio toscano, ed a Capoliveri e Portolongone i maggiori contatti spagnuoli. Fu chi volle Capoliveri sacro a Bacco e vi additò persino le rovine del tempio, e sacro era certo quando nelle vigne dei dintorni, non peranco distrutte dalla fillossera, si produceva il prezioso aleatico. Gli abitanti si raccolsero sulla vetta per resistere agli assalti dei Barbareschi, ricordati dalla Cala degli innamorati, dove per sfuggir loro si gittarono in mare due amanti del luogo. Portolongone è poco lungi, in un profondo golfo, dove si rifugiano i bastimenti che vanno a caricare il minerale nelle spiagge aperte di Rio. Su di un promontorio, in una posizione incantevole, vi fu costruito il nuovo penitenziario, e dalle celle ove più d'uno è sepolto per la vita si gode uno spettacolo incantevole, non so se più conforto alla vista o supplizio di Tantalo che aggrava la pena.