L'altipiano di Cirene, circondato da ogni parte dal deserto, non poteva ricevere dall'interno che una piccola quantità di derrate per la difficile via delle oasi, ed ogni sua relazione naturale era con le isole e le penisole greche che le stavano di fronte sul Mediterraneo. Cartagine, in miglior condizione, era il porto d'una vasta e popolosa contrada, che si stendeva molto innanzi nel continente. Quasi in vista della Sicilia, in riva d'un grande stretto del Mediterraneo, dove s'incontrano le principali vie di navigazione della Grecia e della Spagna, essa teneva il centro di tutto il bacino marittimo; inoltre era più vicina che le città greche alle Colonne d'Ercole, e le sue navi furono le prime che, oltrepassati quei confini, raggiungessero l'aperto Oceano.
Rovinati dagli Arabi, specialmente nella seconda invasione, verso la metà dell'undecimo secolo, gli abitanti di Barca perdettero commercio e coltura; il paese ricadde nella barbarie, le città andarono distrutte e le necropoli divennero il rifugio di bestie feroci. Il mito d'Ercole e d'Anteo tramandò le lotte dei coloni greci con gli aborigeni della Cirenaica, facendo nascere, dopo ciascuna disfatta, nuova forza dall'amore per la terra natia; la favola, contro il suo naturale svolgimento, concede la vittoria ad Anteo, la cui longanimità finì per trionfare. Però sembra che il tipo della popolazione berbera non sia più il predominante, giacchè, diversamente modificato dagli incrociamenti con Greci, Negri e Turchi, il fondo berbero fu surrogato, o quasi interamente trasformato, dalla mescolanza degli Arabi.
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