È facile capire perchè i Dori di Thera, che fondarono, più di venti secoli fa, Cirene «dal trono d'oro», abbandonassero le colonie della costa per quella posizione elevata, lontana dal mare, sebbene allora non avessero a temere incursioni di pirati. Egli è perch'essi volevano regnare sulle popolazioni delle alture che fornivano loro le derrate per il consumo e per il commercio, e perchè quella posizione molto strategica offriva foreste, suolo fertile, e sopra tutto una ammirabile fontana, dalla quale la città tolse il nome e che fu sacrata ad Apollo, come lo scalo marittimo. Per quegli Arabi la gloria della città rovinata è ancora la sorgente d'acqua viva che scaturisce dallo scoglio. Il nome di Crennah è poco usato: essi chiamano Cirene Ain-el-Ciehad «la Fontana eterna» o «inesauribile»(44) e il circostante distretto ha lo stesso nome(45). Nondimeno la quantità d'acqua della sorgente «inesauribile» è minore non solo di quella del tempo antico, ma eziandio di quella del principio di questo secolo, come mostrano chiaramente alcuni segni fatti sopra il presente livello dell'acqua. La roccia, onde precipita il gorgo per ispandersi fra i boschetti di lentischi e di citisi, fu tagliata a muro, sulla bianca parete del quale si vedono designate a guisa di frontone le traccie d'un comignolo del tetto che copriva la fontana al suo uscire dalla montagna. La galleria per la quale l'acqua scorre, fu scavata dalla mano dell'uomo per quattrocento metri, ma gli indigeni per lungo tempo non permisero agli Europei d'entrarvi, dicendo che metteva capo ad una ruota, irta di coltelli e girante continuamente attorno ad un tesoro(46). Oltre la grande fontana, associata al mito di Cire, la figlia del re de' Lapiti, Cirene ha altre sorgenti, delle quali è notevole quella che gli Arabi chiamano oggi Ben-Gudir, o «Padre della verdura», che discende a nord-ovest per un vallone boscoso.