Di là da Bengazi la costa da prima continua a dirigersi verso sud-est, poi si ripiega verso sud e sud-est prima di seguire la lunga curva a semicerchio che forma il golfo della Grande Sirte. Nell'immenso circuito di questo bacino meridionale del Mediterraneo non sorge alcuna città: di Agiabia, popolosa città nel medio evo come scalo delle oasi, non rimangono neppure le rovine. S'incontrano solo gruppi di catapecchie e tende di Beduini. La costa è difesa da fortini, gli uni semplici torri di costruzione araba, gli altri antichi bastioni di pietre ciclopiche, che sorgono numerosi nei dintorni di Bengazi e vanno man mano scemando verso sud. Sono ricinti quadrangolari, dagli angoli arrotondati, quasi pieni di terra all'interno, in guisa che la parte alta della muraglia serve di parapetto pei difensori; di fuori è scavato nella roccia(56) un profondo fossato con controscarpa sporgente: queste opere di difesa provengono senza dubbio da popoli civili anteriori agli Arabi. Alcuni campi coltivati, sempre più radi quanto più ci si allontana dalla capitale del Barca, s'alternano con steppe erbose o stagni salini dalle rive melmose. Colline poco alte, solcate da burroni dove abitano iene e sciacalli, s'inoltrano a guisa di promontori verso il mare cui coronano di scogli; di fronte si estendono spiaggie seminate di dune. Non un palmizio leva lo stelo fronzuto di là dalla costa sabbiosa, spavento dei marinai, sempre battuta dai venti del nord. In questa parte del litorale s'apre il solo porto di Braiga, formato da una catena di scogliere, dove alcune scialuppe si recano a prendere un po' di zolfo che viene raccolto a qualche distanza nell'interno, a sud dell'estrema curva meridionale del golfo, che per questi strati minerali viene talvolta chiamato «golfo dello Zolfo». Poco distante si trova un lago salato, il cui livello è inferiore a quello del Mediterraneo in causa dell'evaporazione(57).
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