Nella parte a sud degli altipiani di Barca, non sorgono nè città, nè villaggi permanenti, se pure non ve n'ha nel gruppo di oasi che tengono le bassure del deserto inferiori al livello del Mediterraneo. A volo d'uccello, non ci sono meno di 220 chilometri fra l'oasi d'Augila e il litorale della Grande Sirte, dove era Agiabia, antico scalo marittimo delle carovane. È ancora nello stesso luogo che il sentiero d'ordinario battuto va a raggiungere la costa. In media, i viaggiatori impiegano una diecina di giorni a percorrere lo spazio tra Augila e la plaga marina, e tra via devono varcare vaste estensioni di deserto, dove «neppur vive la pulce» e in luogo d'acqua si trova un liquido salmastro tanto nauseabondo, che viene talvolta rifiutato dai cammelli. La sabbia ricopre le orme delle carovane passate prima e la via da seguire è indicata soltanto dagli allem o masse di pietre innalzati di tratto in tratto. Giaciono ancora, tra le sabbie ad est sulla strada dell'oasi di Faredga, quaranta cadaveri disseccati di viaggiatori morti di sete, dopo essere stati abbandonati dalla guida(60).
L'oasi orientale d'Augila, che al tempo de' Greci diede il nome a tutto l'arcipelago, non è la più vasta e la più popolata. Lunga circa venti chilometri e larga in media neppure uno, si distende a guisa di mezzaluna con la convessità ad est. Una sola fontana, conosciuta già da Erodoto, scaturisce in codesta bassura cui d'ogni parte circondano petrosi scaglioni del serir. L'oasi di Gialo, che sorge nel centro del gruppo, è forse dieci volte maggiore che quella di Augila.
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