Lunga come questa, in alcuni luoghi è larga da 10 a 12 chilometri; manca affatto di sorgenti dolci, in luogo delle quali serve all'inaffiamento dei palmizi un liquido salmastro: l'acqua da bere si va a prendere nell'uadi ad est, la sola parte a malapena abitata. La parte occidentale del gruppo è quella dove la popolazione è maggiore; Augila è, in proporzione, uno dei luoghi più popolati della Terra. Gialo ha vasti spazi deserti da cui nascono le dune che interrompono i suoi palmeti. A sud-est, Batofl o Battifal, che forma l'estremità meridionale dell'uadi, è una cavità con sorgenti povere d'acqua, ricca di giunchi, cui brucano i cammelli, e seminata di tende; ma di là, verso est, tutta la zona de' bassi fondi è abbandonata, tranne Leccherreh, piccola oasi, circondata di mobili sabbie. Gli abitanti si nutrono di cereali, di datteri, di legumi dei giardini delle oasi; hanno pure mandre di capre, pecore, polli e piccioni; ma non asini e buoi, e tre o quattro cavalli in tutto. Il cane non vi è sconosciuto, sebbene rarissimo(61).
Le tribù che abitano le oasi di Augila non sono della stessa razza. Quelli che si dicono aborigeni e che forse discendono dai Nasamoni di cui parla Erodoto, sono gli Uagili, parlanti ancora un idioma berbero, somigliantissimo al tamasirht dei Tuareghi. Abitano l'oasi occidentale e quella parte dell'oasi di Gialo che circonda la capitale Lebba. Attendono principalmente alla agricoltura e sono tutti giardinieri; utilizzano pure le saline circostanti, perocchè in quegli antichi fondi marini il sale si trova dovunque mescolato col gesso, ed affittano alle carovane i loro ottimi cammelli, conducendoli per ogni via del deserto fino a Bengazi, Murzuk, Siuah e Cufra.
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