Il prolungamento occidentale del Harugj Nero, di là dal colle che mette in comunicazione l'oasi di Zella, sul versante del nord, con quella di Foga, sul versante di mezzogiorno, è il Giebel es-Soda, o la «Montagna Nera», già chiamata da Plinio Mons Ater. Secondo l'espressione dell'enciclopedista romano, questo nome, che vive già da duemila anni, trasse origine dall'apparire quei monti come anneriti dal fuoco e dalle fiamme che sembrano gettare allorchè sono rischiarati dal sole. La Montagna Nera, che è la più alta catena della Tripolitania meridionale, svolge la cresta da est ad ovest in modo da descrivere una leggera convessità verso nord. Essa è divisa in due parti d'aspetto differente da una larga breccia o piuttosto, dice Duveyrier, da una «serie continua di burroni» dove passa la strada(73) che percorrono i mercanti tra Murzuch e l'oasi di Giofra. I nomi stessi di ciascuna delle due metà della catena, Soda Scerkiyah e Soda Garbiyah, indicano la loro posizione rispettiva ad est e ad ovest della strada. La Soda Scerkiyah o «Soda orientale» non forma che una lieve protuberanza di là dall'altipiano calcare, mentre la Soda «Occidentale» sale ad altezze considerevoli; una cima, il Kalb-Warkau, è alta 900 metri(74). All'estremità occidentale della cresta, là dove s'abbarbica alla grande hamada petrosa, detta Hamada el-Homra o «Altipiano Rosso», pare che un'altra cima, il Naber el-Girug, arrivi a 1,300 metri; secondo Rohlfs, che però non ha preso misure precise nel Giebel es-Soda, nella parte orientale della catena ci sarebbero cime di 1,500 metri.
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