Il Giebel es-Soda è in gran parte d'origine vulcanica, il che fu riconosciuto da Hornemann e confermato da Duveyrier, il quale portò di là alcuni frammenti di lava basaltica cui il signor Descloizeaux ritenne derivati da una eruzione sottomarina.
      A nord della catena principale si staccano diversi rami che vanno a perdersi nelle pianure del litorale. Molti premonti si mostrano pure interamente isolati; tali, ad esempio, quelli che sorgono vicino all'oasi di Giofra, alti da 200 a 250 metri sull'uadi, la media altitudine del quale è di 200. Una di queste roccie isolate, il Locmani, è coperta di palme, fino alla metà. A nord dell'oasi sorge, nel piano, il Giebel Tar, un masso montuoso affatto distinto dal Soda, un assieme di roccie terziarie seminato di frequenti strati fossili. È alto solo 400 metri, il che fa sì che, non potendo arrestare l'umidità delle nubi, egli non ha che sorgenti amare. Alla più alta cima del Tar, l'esploratore Rohlfs, che tanto fece per lo studio del Sahara e del Sudan, diede il nome di Giebel Bulbul o «Monte dell'Usignuolo» per ricordare il cognome del suo amico Nachtigal.
      Ad ovest e a nord-ovest della Montagna Nera si stende lo sterminato «Altipiano Rosso», la cui superficie è ritenuta circa 100,000 chilometri quadrati. Da nord a sud, sulla riva deserta da Tripoli a Murzuk, dove nel 1850 fu attraversato da Barth, misura più di 200 chilometri; da est ad ovest si prolunga per l'altipiano di Tinghert fino quasi 700 chilometri a sud dell'oasi di Gadames e della regione delle dune d'Algeria.