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      La hamada Rossa è fra tutte quelle dell'Africa la hamada per eccellenza, la regione «arida» temuta dalle carovane per mancanza di acqua. Sul ciglione della costa per cui vi si sale, il viaggiatore depone religiosamente la sua pietra sul busaffar o «padre del viaggio», piramide di propiziazione innalzata di secolo in secolo dalle generazioni dei mercatanti(75).
      Le erbe, i cespugli, gli animali sono rari su questo desolato altipiano, fuggito persino dagli uccelli tementi di dover attraversare solitudini quali quelle dell'Oceano(76). Nondimeno i cammelli trovano di che nutrirsi nella lieve verdura che spunta in alcune cavità dell'orlo del sentiero. Barth scorse anche in una bassura palme intristite. La pioggia dei rari temporali si raduna nelle bassure, ma tosto svapora lasciando solo una leggera crosta di sale. Solcature di uadi si formarono in parecchi luoghi, ma l'acqua non ebbe forza di scavare nella roccia un letto fluviale e la scavatura non va oltre un ultimo circolo di erosione. Nel tutto insieme, l'altipiano è in singolar modo unito, libero da pietre e da dune. La sua altitudine varia debolmente, da 450 a 500 metri, ed il punto più elevato del cammino seguìto da Barth è di 511; un cumulo di pietre lo segue da lungi. A prima vista si crederebbe che il suolo della hamada sia formato di nappe basaltiche, tanto appare nero e bruciato, anzichè di strati di arenarie, rivestiti di argilla e di gesso, e più spesso di marne, di calcare e di vene di silice. Numerose conchiglie fossili ivi si raccolsero.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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