Più utile ancora che quella de' ponti sarebbe la riedificazione delle dighe che rattengono, all'uscita delle alte vallate, l'acqua passaggera degli acquazzoni. Alla base del Giebel Ghurian, Barth vide uno di codesti serbatoi di costruzione araba, i rottami del quale sono attraversati dal sentiero delle carovane. Soli bacini di ritegno che conoscano ora i Tripolitani sono cisterne di pietra o mayen, la porta delle quali è gelosamente chiusa con chiave ne' giorni di siccità. In molti distretti si usa scavare dei fogarat, cioè gallerie sotterranee, in cui si raduna l'acqua, messa in comunicazione col suolo da pozzi scavati qua e là. Sono i canat dell'altipiano d'Iran(82). Parecchi uadi che scomparvero interamente prima di raggiungere il versante marittimo, si contano tra i fiumi «essiccati» che un tempo travolgevano considerevoli quantità d'acqua ed ora bisogna, gran parte dell'anno, scavare il letto per farne spicciare un liquido le più volte salmastro. Tali sono tutti i letti dei torrenti che nascono nella parte occidentale degli altipiani e che serpeggiano verso ovest.
      Sul versante mediterraneo della Tripolitania, tutti gli uadi, qualunque sia la quantità d'acqua che versano nel loro letto gli acquazzoni o le lunghe pioggie, corrono fino al mare o almeno ai sebca del litorale. Alcuno ha un bacino estesissimo molto maggiore di quello de' fiumi italiani che sboccano loro contro dall'altra parte del Mediterraneo. Così l'uadi che sbocca a Muctar, cioè alla frontiera del territorio di Barca e della Tripolitania propriamente detta, ha, sui pendii settentrionali dell'Harugi e della Montagna Nera, un intreccio di uadi secondari che servono di scolo per uno spazio della larghezza di 200 chilometri.