Sebbene l'esplorazione botanica della Tripolitania sia lungi dall'essere condotta a termine, si può affermare che la sua flora è relativamente poverissima, a cagione del debole rilievo dei luoghi e della scarsezza delle pioggie. Ad eccezione di tredici specie o varietà nuove(91), tutte le piante del litorale delle Sirti e delle regioni dell'interno fino al Fezzan appartengono alla flora della Mauritania, a quella dell'Egitto o della Sicilia. Alcuni vegetali del suolo italiano, che non fanno in Tunisia, si vedono nella Tripolitania che è il punto di congiungimento fra il deserto ed il bacino del Mediterraneo. In essa crescono quasi tutti gli alberi fruttiferi dell'Europa temperata, ma tutti non vi danno buoni frutti. I mandorli vi allignano mirabilmente e se ne vedono bellissimi boschetti perfino a Gadamès, sul confine del deserto; cotogni, melagrani, fichi, prosperano pure nelle oasi, e la vite dà dovunque eccellenti uve, dalle quali però non si trae vino. Gli albicocchi crescono a grandi altezze, ma nelle regioni del sud producono frutti mediocri; così pure peschi, prugni, pomi che vivono nelle oasi sotto l'ombra protettrice delle palme, non sono più che alberi di ornamento. Le mele colte nelle oasi sono grosse come noci e senza sapore. In quelle calde latitudini, l'arancio è uno tra' più mediocri frutti, sebbene i «pomi d'oro» si trovino associati dalla leggenda ai «giardini delle Esperidi», molti dei quali furono posti dagli antichi nelle vicinanze della Tripolitania propriamente detta.
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