Simili raggruppamenti sono richiesti dalle necessità dell'irrigazione e della fecondazione fra i datteri maschi e femmine, e per preservarne i fusti dai rosicchianti. A chi esce da uno di quei palmeti, ricchi di mille e mille piante, non un dattero si presenta separato durante un cammino di più ore ed anche di più giorni. Nel tempo dell'esplorazione dei fratelli Beechey, sul litorale della Grande Sirte, non lungi del capo Misrata, si trovava un solo palmizio, già abbattuto quando Barth percorse, quindici anni dopo, gli stessi luoghi.
La Tripolitania ha inoltre, specie nelle bassure degli uadi, vaste foreste di talha, o acacie d'Arabia, che, sebbene crescano sempre separatissime, non offrono per questo vista men grata al viaggiatore che attraversò luoghi nudi e petrosi. Alcune piante di talha arrivano alla grossezza dei mandorli. Nelle foreste, e specialmente nella parte settentrionale, crescono in macchie. La gomma ch'esse stillano è eccellente e per lo meno eguale a quella della Senegambia, ma non è quasi messa a profitto. Appartengono pure alla flora spontanea della Tripolitania, e coprono con le loro foreste i pendii delle colline, il sodr, o zizyphus lotus, così comune da dare il nome di Sodriya a tutto un distretto della Tripolitania occidentale(95), il lentisco, il batum o pistacchio, e la maggior parte degli arbusti dell'Italia meridionale. Il tamarindo e il rtem o retama crescono nei luoghi bassi un po' salati; le artemisie o sui, una delle piante preferite dai cammelli, spuntano in cespugli sulle steppe petrose, e copre qua e là gli altri piani del deserto un lichene commestibile, il lecanora desertorum.
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