Il vegetale più comune degli altipiani è il bechna, che non differisce punto dall'alfa dell'Algeria e comincia ad essere impiegato nella fabbricazione della carta. Nel tronco dell'alfa credono gli indigeni poter far passare i mali da cui sono afflitti. Non è raro il caso di vedere alcuno dei componenti le carovane scendere dal cammello ed inginocchiato a' piè d'un cespuglio d'alfa, legarlo con cura, sperando di attaccarvi tutti i suoi guai.
La fauna della Tripolitania non differisce punto da quella dei paesi attigui, ma è meno ricca. Gli animali selvaggi e domestici sono meno numerosi che nella Mauritania. Leoni e pantere non percorrono quelle montagne; il coccodrillo è scomparso per mancanza d'acque perenni, e nell'interno il diboscamento riescì fatale all'elefante. Le steppe sarebbero opportunissima stanza per gli struzzi, ma non è ancor provato ch'essi si trovino in codesto paese, dove, se mai ce ne furono alcuni, dovettero aver dimora ne' luoghi meno accessibili dell'Hamâda Rossa. Recentemente a Tripoli furono importati alcuni struzzi del Borneo, ed alcuni Italiani si occuparono, con poco buon successo, dell'allevamento di questi uccelli corridori che in nessun luogo dovrebbero meglio riuscire che nelle vaste pianure di Giefâra(96). In alcuni distretti, specialmente nell'oasi di Giofra, sulle rive della Grande Sirte, di carnivori non ci sono nè la iena, nè lo sciacallo, ma solo la donnola e la volpe. Lepri, conigli, scoiattoli che sbucan fuori dal nascondiglio strisciando a terra la coda con bianco fiocco, alcune specie di gazzelle e d'antilopi, infine il muffione d'Africa: ecco la selvaggina che incontrano i cacciatori della Tripolitania.
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