Le hamâda petrose sono per ogni senso traversale da sentieri battuti dalle gazzelle, che sono più stretti di quelli battuti dagli uomini e per il continuo andirivieni affatto liberi da sassi, che offenderebbero i piedi di quei graziosi animali(97). Sono comuni alcuni rettili: il gecko delle sabbie, al quale gli indigeni fanno una guerra accanita, perchè lo ritengono non solo velenoso, ma dotato eziandio d'un magico potere. È pure temutissima la vipera cornuta o cerasta, sebbene non sia nociva l'inverno, ma solo quando il sole è fortissimo. Paurosissima, si nasconde nella sabbia con la quale ha comune il colore e s'intorpidisce al menomo abbassamento della temperatura. Sotto le pietre si nascondono scorpioni. Pochi uccelli si trovano nei boschetti della Tripolitania, tranne alcuni giorni di primavera e d'autunno, durante il passaggio de' migratori.
Fra gli animali domestici si trae maggior profitto dai cammelli e dagli asini. I buoi sono piccolissimi e rari, come rari sono i cavalli. Di questi ultimi in alcune oasi ce ne sono due o tre che i capi mostrano con orgoglio. Tale scarsezza di cavalli avvenne in gran parte dall'aver i pascià turchi tolta alle indocili tribù dell'interno la cavalleria. Era questo, secondo loro, un sicuro mezzo di «tarpar le ali» e costringerle alla quiete(98). Nè più de' cavalli sono numerosi i cani, dei quali, tranne che nelle città della costa, non si vedono che gli slughi, che sono i levrieri degli Arabi. Unica specie di pecore sono in Tripolitania quelle a grossa coda, ancora intonse nonostante il calore; solo nel Fezzan, a sud della Montagna Nera, vengono rase.
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