Dei 2000 chilometri quadrati che essa comprende, appena in una ventina sorgono palmeti, giardini, campi coltivati. Il nome stesso di Giofra, derivato da Giof «Ventre», indica la forma dell'oasi, cioè d'un circolo allungato da est ad ovest. La sua circonferenza è dominata da montagne che s'elevano 200 metri sul piano, solo a sud, di là dei premonti, spiccano i dirupi dell'Harugi. Una fuga di colline, tratto tratto interrotta e formante quasi un piccolo asse del circolo, divide l'oasi in due parti eguali, sparse di giardini, boschi di palme, steppe, estensioni petrose e laghi salati. Burroni sabbiosi, in cui raramente l'acqua appare alla superficie, convergono a nord della doppia oasi nell'Uadi Missifer, che con altro nome serpeggia nella pianura sino alla Grande Sirte. L'oasi di Giofra, sebbene sia sul versante mediterraneo, appartiene amministrativamente alla circoscrizione del Fezzân. I suoi abitanti rimasero a lungo indipendenti, come quelli che non pagavano imposte nè a Tripoli, nè a Murzuk, costituiti in una piccola repubblica assai potente, a cui da ogni parte traevano a chiedere asilo gli oppressi. Ora sono calcolati circa 6000, ma in quel tempo erano molto più(115).
In taluno dei palmeti di Giofra l'acqua è eccellente, ma le città furono fondate presso le sorgenti amare. Ciò non ostante quest'oasi è una delle più salubri della regione del deserto. Non vi sono febbri intermittenti, rare le oftalmie, e le altre malattie comuni nell'oasi di Fezzân. Ad onta di ciò, gli indigeni, Berberi ed Arabi, sebbene sani e vigorosi, hanno aspetto malato, pelle gialla ed incartapecorita: di rado si vede un uomo di belle forme.
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