Benchè come razza eletta e discepoli del profeta, gli Arabi si credano superiori ai Berberi, pure riconoscono i diritti di questi come di primi possessori del suolo. La proprietà del terreno rimase ai Berberi. Gli Arabi non possono comperare che gli alberi, quindi conflitti e battaglie per cui devono accorrere le guarnigioni turche del Fezzân. Per il grande mescolamento delle razze, riesce difficile distinguere a Giofra gli Arabi dai Berberi, nondimeno per una convenzione tradizionale il diritto primitivo di proprietà è assicurato, giacchè il figlio è sempre ritenuto appartenere all'origine del padre, qualunque sia quella della madre. I giardini circostanti alla città dell'oasi sono coltivati benissimo e producono in copia cereali, pomidoro, melanzane, aglio, cipolle ed altri legumi. Nel tempo della raccolta, non bastando al bisogno i giardinieri e gli schiavi, accorrono genti dal Fezzân a prestar l'opera loro per alcune settimane. Gli abitanti di Giofra, come quelli cui basta l'agricoltura, non esercitano il commercio come quei di Murzuk, di Gadamès e di Ghât: al loro traffico si prestano Arabi d'altre tribù. È ora lasciato da parte l'allevamento dello struzzo, che era molto diffuso in principio del secolo.
Contiene circa il terzo della popolazione dell'oasi e ne è ora la capitale, la città murata di Socna, il qual nome talvolta è dato a tutto il paese. Gli abitanti appartengono quasi tutti alla razza berbera e parlano l'antica lingua mescolata con parole arabe. Hon, che si trova quasi nel centro di Giofra, nella metà orientale dell'oasi, è divisa fra Berberi e Arabi.
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