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      Quasi tutti gli edifizî costruiti dal Governo, caserme, prigioni, ospitali, magazzini, richiamano alla memoria gli enormi fabbricati turchi di Stambul; invece il quartiere maltese sembra il sobborgo d'una piccola città italiana, e lunghesso la contrada della Marina sorgono suntuose magioni eguali a quelle delle città commerciali d'Europa. Vi si vede anche l'architettura delle rive del Niger, perciocchè in alcune rovine sono accumulate capanne col tetto di rami d'albero simili a quelle del Sudan Occidentale, il qual modo di costruzione i Beduini della Tripolitania appresero dagli schiavi negri. Sebbene ancora assai sucida e vi si alternino il fango e la polvere, quando pure l'uno e l'altra non vi siano nello stesso tempo, Tripoli è città che si abbellì di molto dalla metà del secolo a questa parte. Il hara o quartiere ebreo è sempre un labirinto di vicoli immondi, ma un corso traversa nel mezzo la vecchia città. Il mercato, ove s'affollano i negozianti di Malta e di Gerba, fu ingrandito, nuovi sobborghi sorsero a traverso i giardini. Furono pure scavati pozzi artesiani per aver sempre acqua potabile, giacchè quella raccolta nelle cisterne d'ordinario non bastava che sei o sette mesi; dai pozzi, però, finora non si potè avere altro che un liquido salmastro. La popolazione urbana aumentò considerevolmente; ora è di circa 30,000 persone, fra cui 4000 a 5000 Europei, quasi tutti Italiani e Maltesi. Gli indigeni hanno tutti, uomini e donne, press'a poco lo stesso costume, solo piegano in modo differente la toga o hauli.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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