Le donne hanno tre hauli soprapposti, di garza, di seta e di lana(129).
La zona di palmeti, chiamata la Mesciia, che circonda la città di Tripoli, è un tratto di paese, di una media larghezza di quindici chilometri, abitato, secondo Krafft, da circa 30,000 persone, in parte negri di Borneo e degli Stati del Niger, che ritornati liberi, ripresero lo stesso genere di vita che ne' casali natii, in parte Arabi di passaggio che piantano le loro tende sotto le palme, presso una santa cubba, in parte mercanti maltesi che dispongono bottega e dimora nei trivî delle strade, in parte Europei e Turchi ritirati in graziose case di campagna in mezzo a gruppi verdeggianti e fioriti. In alcuni luoghi, però, la Mesciia è minacciata dalle sabbie, già deposte dal mare in un golfo disseccato. Alcuni giardini sono coperti da una duna di 30 e anche di 40 metri e si vedono alberi il cui tronco è interamente sepolto e la cui cima spazza la sabbia dai rami più alti. Gli abitanti di Tripoli danno impropriamente il nome di «deserto» a quella cinta di dune, quasi per illudersi d'essere vicini al Sahara, mentre ne sono divisi dall'intera regione delle steppe e dalle montagne di Ghurian. È però vero che Tripoli ed il suo distretto hanno per alcuni riguardi l'aspetto d'un'oasi e che all'uscire dai giardini le carovane devono regolare il loro cammino secondo l'opportunità di avere acqua dolce. Nella stessa Mesciia, innumerevoli pozzi scendono fino ad una vena d'acqua che le pompe d'irrigazione non hanno mai fatto esaurire: in vicinanza del mare essa si trae a meno d'un metro di profondità. L'acqua zampilla spontaneamente dalle sabbie quando bassissime maree mettono a secco luoghi quasi sempre inondati.
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