Una di quelle popolazioni, che il signor Duveyrier ritiene discenda da coloro che, al tempo dei Romani, abitavano l'oppidum di Rapsa, aveva il nome di Chel-Rafsa. Certo quella città militare e commerciale doveva esser posta all'entrata della gola che mette in comunicazione i due versanti del Sahara. Comunque, gli Ihagienen ed altri Tuareg de' dintorni rimasero lungo tempo padroni o almeno protettori di Rhat; ma come è natura dei popoli nomadi che difficilmente crescono e si perpetuino dentro il circuito d'una città, così avvenne che di mano in mano furono sostituiti dai discendenti di mercatanti immigrati dalle altre oasi dell'Africa del nord. Nondimeno la famiglia è considerata appartenente all'antica razza per quanto di madre in madre dura la discendenza degli Ihagienen, imperocchè questi sono Beni Ummia o «Figli della madre», il che vale a dire che presso loro la trasmissione del potere e delle sostanze si fa, non da padre a figlio, ma da zio a nipote. A Rhat il diritto berbero riserva alle donne, che sono le rappresentanti degli antichi padroni del suolo, l'amministrazione dell'eredità. Esse dispongono delle case, delle fontane, dei giardini, e per attitudine amministrativa, come per iniziativa commerciale non sono punto da meno degli uomini(181). In alcune famiglie, i fanciulli hanno in retaggio i beni mobili ed immobili, ma i diritti di comando sui servi ed i canoni tradizionali pagati dai viaggiatori spettano al primogenito della sorella(182).
      La maggior parte degli abitanti di Rhat non Tuareg sono di Gadames e di Tuat, e specialmente di arteni, cioè figli di negre abbandonate dai loro mariti di passaggio.