Quale contrasto fanno con codesta oasi le montagne de' dintorni aspre e nere, frastagliate, ed in molti luoghi inaccessibili! Nondimeno rimangono qua e là rovine a provare che codesta aspra contrada ebbe i suoi abitanti. Perfino nel Giebel Acacus gli indigeni affermano esservi l'antica città di Tederart, dove si trovano ancora boschetti di mirti, le quali piante furono necessariamente introdotte da un popolo coltivatore, e sculture intagliate sui fianchi degli scogli(184). Alcuni zebù domestici dell'oasi di Rhat sono i soli superstiti di questa specie che si estendeva a tutta la Tripolitania, quando, essendo le pioggie più abbondanti, gli ued, oggi asciutti, erano veri fiumi(185).
A nord di Rhat, un gruppo di roccie, che ha la forma di mezzaluna ed è convesso verso il sud, drizza fra la stretta frastagliatura dell'Aghelad e la vallata che segue la base occidentale dell'Acacus la sua cresta seghettata. Codesto gruppo isolato è l'Idenen, chiamato pure Casr Gienun o «Castello degli Spiriti»: si dice che ivi gli giin convengano da mille leghe all'intorno per preparare i loro malefici(186). Richardson, che ne fece la scalata, corse pericolo di perirvi; Barth, che anche lui ne tentò l'ascensione, non potè toccare la cima, giacchè, estenuato di forze, fu assalito dalla febbre e cadde a' piè d'un albero, dove rimase ventisette ore prima che i suoi compagni lo potessero ritrovare. La mala riuscita de' due esploratori confermò negli indigeni il terrore che essi provano ad avvicinarsi a quella montagna.
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